Titolo originale: Blackmail
Regia: Alfred Hotchock
origine: GB, 1929
durata: sonoro 96 min, muto in varie versioni variabili da75 a 96 min
soggetto: dall’omonimo testo teatrale di Charles Bennett
sceneggiatura: Alfred Hitchcock, Benn W.Levy
fotografia: Jack Cox
montaggio: Emile de Ruelle
scenografia: Wilfred C.Arnold, Norman Arnold
musica (versione sonora): Jimmy Campbell, Reg Connelly
versione: B/N, muto
Interpreti e personaggi: Anny Ondra (Alice White), John Longden (detective Frank Webber), Sara Allgood (Mrs White), Charles Paton (Mr.White), Donald Calthrop (Tracy il ricattatore), Cyril Ritchard (Crewe il pittore), Harvey Braban (ispettore Walls), Hannah Jones (padrona di casa), Percy Parsons (truffatore), Johnny Butt (sergente), Phyllis Monkman (donna delle pulizie versione sonora), Phyllis Constam(donna delle pulizie versione muta), Alfred Hitchcock (passeggero della metropolitana)
Alfred Hitchcock è universalmente annoverato, con assoluto merito, tra i grandi registi della storia del cinema. Nato in Inghilterra, a Leytonston, nel1899, haavuto una carriera assai lunga e prolifica, scandita da due momenti fondamentali: il primo trascorso in patria, l’altro negli Stati Uniti dalla fine degli anni Trenta. Nel primo seppe mirabilmente porre le basi del suo particolarissimo stile, quasi sempre assimilabile al thriller, sviluppandone meccanismi chiave basati sull’azione e la suspance, mentre nella lunghissima esperienza americana, nata dall’invito del celebre produttore David O. Selznick e che praticamente lo coinvolse per il resto della sua vita, affinò in decine di capolavori indimenticabili la pratica della scrittura. Celebre la sua innata capacità di saper rendere immediata e al contempo complessa la lettura da parte dello spettatore introducendo un ulteriore, fondamentale tassello al suo stile, l’elemento dell’angoscia dello spettatore, una componente psicologica assai forte ottenuta attraverso la capacità di riuscire a coinvolgere quest’ultimo in universi abitati dagli incubi più reconditi…
Blackmail è una pellicola importante perché dopo gli esordi registici dei primi anni venti, soprattutto con “Il Pensionante”, il successo del nuovo film avrebbe rappresentato l’occasione della definitiva consacrazione ma anche il rischio concreto di fallimento perché l’opportunità giungeva all’indomani dell’introduzione nel cinema americano del sonoro, con il pubblico inglese che ormai reclamava a gran voce il primo film sonoro britannico. I produttori del futuro film spingevano invece per realizzare Blackmail senza sonoro, perché il sistema non era ritenuto ancora affidabile e al contrario era molto più costoso di un film muto. Hitchcock accettò all’inizio di girare la versione muta con al massimo alcuni inserti audio nel finale, poi però verso la fine delle riprese si rese conto che un ulteriore film muto in quegli anni di febbrile innovazione tecnica sarebbe stato inesorabilmente bollato come datato, e propose allora di renderlo completamente parlato, rigirando alcune scene e registrando l’audio di tutti gli attori. In alcuni casi si trovò di fronte a scelte dolorose, trovando inadatta la voce di attori che non erano abituati a recitare: la star cecoslovacca Anny Ondra aveva un terribile accento e Hitchcock corse ai ripari facendo parlare un’altra attrice e inventando praticamente la pratica del doppiaggio fuori scena!
Il film sonoro fu presto completato, e avrebbe ottenuto un successo eccezionale, diventando uno dei punti di riferimento della cinematografia di allora. Ma molte sale cinematografiche della nazione non erano ancora attrezzate per proiettare un film parlato, e questo è il motivo per cui la versione muta non fu del tutto accantonata: oltre che per l’assenza delle voci si discostava per la presenza delle classiche didascalie e per alcune scene diverse con la presenza di altri attori in ruoli minori. Il Times sostenne all’epoca che la versione muta fosse addirittura superiore! Questa opinione fu avvalorata anche cinquanta anni dopo, dalla critica moderna, quando una rara copia muta venne ritrovata e riportata all’antico splendore! Comunque, in entrambe le versione, Blackmail rappresentò la consacrazione per il giovane Alfred Hitchcock, lanciandolo nel firmamento dei grandi autori internazionali.
La trama del film, tratta da un lavoro teatrale di Charles Bennett, è imperniata su un ricatto, “blackmail appunto”, che l’investigatore di Scotland Yard Frank Webber subisce da parte di un tal Tracy, che avrebbe assistito al delitto di un pittore da parte della fidanzata del poliziotto, Alice. Se la prima parte del film può essere considerata più classica, la seconda si arricchisce di una serie notevole di trovate registiche, con un montaggio dal dinamismo davvero notevole per quegli anni: celebri l’angosciante scena della scala, le inquadrature del quadro del giullare, la rappresentazione dell’ingenuità della protagonista e di una Londra notturna tenebrosa e a tratti squallida.
Il film presenta inoltre elementi che diverranno veri e propri marchi di fabbrica dell’autore, come la scelta di rappresentare il dubbio tra amore e senso del dovere del protagonista, la costruzione della suspance, il modello di eroina bionda che tanto ricorrerà nei suoi film successivi, la labilità tra il concetto di colpa e di innocenza e la scelta di ambientare le scene più spettacolari in luoghi celebri, in questo caso l’inseguimento di Tracy, al British Museum. Queste sequenze, impensabili fino ad allora, furono realizzate grazie ad un particolare metodo, detto Schufftan, utilizzato anche per “Metropolis” da Fritz Lang nel 1927, che permetteva di fondere con una serie di specchi le azioni degli attori con sequenze precedentemente girate.
Blackmail è inoltre il primo film ad inaugurare la celeberrima e curiosa consuetudine dell’autore ad essere presente nelle sue pellicole in piccoli camei: lo riconoscerete sicuramente, anche se ancora molto giovane, nel simpatico ruolo di un malcapitato signore che in metropolitana viene molestato da un bambino!
Piercesare Stagni
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