COMUNICATO STAMPA
Il Quartetto di Cremona torna in concerto a L’Aquila con il clarinettista Pablo Barragán per eseguire il celebre Quintetto K 581 di Mozart e un’opera del compositore argentino Golijov:
appuntamento per la Barattelli domenica 2 febbraio.
L’AQUILA Domenica 2 febbraio alle ore 18 all’Auditorium del Parco torna in concerto nel cartellone della Società Aquilana dei Concerti “B. Barattelli” uno dei quartetti italiani più noti nella scena internazionale, il Quartetto di Cremona che in questa stagione festeggia i suoi 25 anni di carriera con un ricco tour in Italia e all’estero e la pubblicazione di un nuovo album dedicato all’Arte della Fuga di Bach. Dopo aver realizzato negli anni scorsi l’integrale dei quartetti per archi di Beethoven, progetto articolato su più stagioni concertistiche, in questa occasione il Quartetto di Cremona è con il grande clarinettista Pablo Barragán, rinomato per il suono raffinato, abbinato ad un’alta maestria tecnica, uno spiccato carisma scenico e una curiosità sconfinata. Docente all’Accademia Barenboim-Said di Siviglia, dove lui stesso si è perfezionato dopo il diploma al Conservatorio di quella città, tiene concerti con le orchestre migliori e i gruppi cameristici più rinomati d’Europa. In questa stagione, oltre alla collaborazione con il Quartetto di Cremona, Pablo Barragán terrà diversi concerti da solista con l’Orchestra da Camera Franz Liszt e la SUK Symphony Orchestra di Praga. Si esibirà inoltre al Marvao Festival, al Kaposfest e al Jerusalem Chamber Music Festival. Il suo ultimo album Balagan, creato con Noa Wildschut e Frank Dupree, è uscito nel luglio del 2024 ed è dedicato ad opere di compositori ebrei del XX secolo. Anche per questo, nonché per la vicinanza con la Giornata della Memoria, nel programma del concerto odierno si ascolterà, oltre il celebre e monumentale Quintetto per clarinetto e archi K 581 di Mozart, anche un’opera del compositore ebreo argentino Osvaldo Golijov: “The dreams and prayers of Isaac the Blind” (I sogni e le preghiere di Isacco il Cieco), sempre per quartetto d’archi e clarinetto. Si tratta di un lavoro scritto nel 1994 che, come dichiara lo stesso autore: “è una sorta di epopea, una storia dell’ebraismo. I movimenti suonano come se fossero scritti nelle tre delle lingue parlate in quasi 6000 anni di storia ebraica: il primo in aramaico, il secondo in yiddish, la lingua dell’esilio, e il terzo in ebraico. In realtà, non lo scrissi con questa idea in mente: mi è apparso chiaro solo a lavoro finito”. La pagina di Golijov richiede al clarinettista uno sforzo notevole su più versanti. Salvo adattamenti della partitura, l’esecutore deve utilizzare quattro strumenti diversi (clarinetto in Si bemolle, clarinetto in La, clarinetto basso e clarinetto in Do) per restituire le sfumature timbriche; deve inoltre dare prova di padroneggiare una tecnica avanzata (glissandi, abbellimenti e altri procedimenti tipici della musica klezmer) combinata a una notevole resistenza, dato che l’intera composizione va eseguita quasi senza pause. Questa complessità non è mai fine a sé stessa, ma radicata nella sensibilità artistica di Golijov. Un’evoluzione complessa che deriva in qualche modo dal precedente capolavoro mozartiano, il K 581 appunto, ultimo quintetto del catalogo che, non solo consolidò il ruolo del clarinetto come strumento solista nella musica da camera, ma influenzò profondamente generazioni di compositori successivi, che lo promossero a modello di perfezione stilistica e di equilibrio timbrico.
Con preghiera di pubblicazione/diffusione
Ente Musicale Società Aquilana dei Concerti "BONAVENTURA BARATTELLI"
Tel.: +39 0862 24262