“La luce e il buio”
Una lunga sequela di giorni e notti, l’alternanza di luce e buio, di lampi di gioia e abissi di disperazione, di albe con pennellate di speranza e tramonti colorati di disillusione… questa è la vita, la nostra vita!
E il viaggio in musica proposto da Mariangela Vacatello è insieme narrazione e sunto ideale di tutto ciò.
Un viaggio intrigante e desueto, che nasce nelle tenebre assolute e ci accompagna via via alla scoperta di bagliori primordiali e riflessi rassicuranti.
Twlight by Mariangela Vacatello. The 2013 Concert
Accostare i temi della notte e della luce all’interno di un programma concertistico e un’operazione suggestiva e foriera di percorsi che possono giungere a dei crocevia quanto mai affascinanti. Questa dialettica, infatti, ha ispirato molta musica romantica e parimenti si è fatta sentire nel catalogo di molti compositori del secolo ventesimo e del nostro presente. Il recital di questa sera propone così due monumenti della letteratura pianistica accanto a due pagine di estremo interesse che appartengono a compositori che ben riflettono le complessità della musica del nostro presente.
Il concerto si apre con i 5 études boreales di Ivan Fedele (1953) allievo di maestri del calibro di Dionisi, Corghi e Donatoni. Il pianoforte è uno strumento privilegiato per il compositore leccese, nato come pianista e impegnatosi come esecutore in gioventù, nel cui catalogo le opere per pianoforte occupano un posto di assoluto rilievo sul piano linguistico poetico e tecnico. Grazie alla sua profonda conoscenza dello strumento e della vastissima letteratura pianistica, Fedele ha dato vita a una scrittura personale che reinterpreta il virtuosismo pianistico, non più inteso come pura tecnica, ma fatto di timbro, colore e tocco e dalla quale traspare la grande sensibilità creativa dell’autore e il suo profondo amore per il pianoforte: Ludwig van Beethoven (1770-1827) fu ispirato a scrivere la Sonata in do magg. op. 53 “Aurora”, una delle migliori tra le sue 32, nel 1803, a seguito dell’acquisizione di un fortepiano Erard. Il compositore, ancora lontano dalla sordità completa, aveva saputo da due anni che stava perdendo l’udivo, e il suono più nitido del nuovo strumento risultava per lui molto più attraente di quello del suo vecchio pianoforte Walter. Dedicata al conte Ferdinand von Waldstein questa sonata, rappresenta una grande sfida per i pianisti. L’inizio del primo inebriante movimento, fatto di scale, trilli, arpeggi e altri passi brillanti, è certo fra i più memorabili di tutta la letteratura pianistica. L’Introduzione, breve, seria e introspettiva, con le sue nebulose sonorità è la causa più probabile del titolo Aurora, con il quale la Sonata è nota in Italia e in Francia. Il brillante Rondo finale, di carattere pastorale è basato interamente sull’uso del pedale. Di grande virtuosismo necessita l’esecuzione dei Due notturni crudeli di Salvatore Sciarrino (1947) che, autodidatta di formazione, iniziò a comporre all’età di 12 anni. Sciarrino è stato forse il primo compositore a trattare l’evento sonoro come un organismo vivente e a tentare di rigenerare la percezione con opere espressive, fuori dalla banalità retorica e consunta di vecchie e nuove accademie. Dentro e fuori, pieno e vuoto, animato e inanimato, soggetto e oggetto, conoscenza e ignoranza, saggezza e follia, tradizione e futuro: nelle sue opere gli opposti sembrano intrecciarsi e le sue metodologie di progettazione sono fatte per coniugare forme e geometrie del tempo. Ad oggi Salvatore Sciarrino vanta una discografia, che con quasi 50 CD, è una delle più ricche tra quelle dei compositori viventi. Gaspard de la nuit (Tesoriere della notte) Trois Poèmes pour Piano d’apres Aloysius Bertrand di Maurice Ravel (1857-1937) fu eseguito per la prima volta a Parigi il 9 gennaio 1909. E’ un trittico pianistico ispirato a poesie di Aloysius Beltrand il cui sottotitolo “Fantaisies a la manière de Rembrandt e Callot” fa pensare a visioni e immagini diaboliche e infernali. Ricca di notevoli difficoltà tecniche d’esecuzione è una delle più estrose e complesse di quelle scritte da Ravel che dichiarò espressamente di voler superare uno dei brani più ostici mai scritti: l’Islamey di Balakirev. Il primo movimento (Ondine), dedicato al pianista Harold Bauer, è caratterizzato da continue “ondulazioni” di sonorità, che rappresentano il moto incessante dei flutti ora in un senso, ora nell’altro. Malinconico è il canto della ninfa che tenta di sedurre lo spettatore e condurlo ad esplorare le profondità del lago. Il secondo (Le gibet – La forca) descrive il macrabo scenario di un’impiccagione: il penzolìo del corpo e l’insistente rintocco della campana, affidato ad un accordo di si bemolle ripetuto ben 258 volte per tutta la durata del pezzo. L’ultimo movimento (Scarbo) tratteggia invece un inquieto e dispettoso folletto notturno ed è caratterizzato da frequenti note ribattute e in crescendo. A proposito di questo lavoro Ravel disse: “Ho voluto realizzare una sorta di caricatura del Romanticismo: Probabilmente ho raggiunto quanto di meglio sa in grado di realizzare”.
Valentina Piovano
Ente Musicale Società Aquilana dei Concerti "BONAVENTURA BARATTELLI"
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