Omaggio ad Alberto Burri
Partendo da ideali corrispondenze tra musica e pittura, questo concerto vuole essere un omaggio alla figura di Alberto Burri nel Centenario della sua nascita. I compositori coinvolti nel progetto hanno messo in relazione il loro lavoro, in modo più o meno diretto, con la poetica di Alberto Burri. Poetica caratterizzata dal continuo agone tra l’apollineo della forma e il dionisiaco della materia. Gesto e figura, flusso e forma, materiali e strategie procedurali: categorie che ritroviamo anche al centro della riflessione musicale, in tutta la sua vicenda storica e in particolare nel secondo Novecento. Un omaggio senza parole a uno degli artisti più essenziali e rigorosi della nostra epoca.
Così gli autori presentano i loro brani in programma.
Stefano Taglietti, Gibellina (2014) durata 6,38 min.
per flauto in do, clarinetto in si bem, sax contralto, sax tenore, percussioni e pianoforte
La composizione è ispirata all’opera “Grande Cretto” di Burri. Il monumentale e notissimo lavoro visivo fu posto sul paese di Gibellina, a memoria del luogo che fu, dopo il tragico e devastante terremoto del Belice nel 1968. Dall’immagine del “Grande Cretto” ricevo ogni volta l’impressione forte di uno squarcio, di un reticolo di ferite, di drammatici segni di una vita congelata nell’istante stesso della propria fine. Una Pompei contemporanea, ridisegnata nei tratti musicali di questa composizione con linee spigolose, profili e crepe, drammi improvvisi, accenti lanciati nello spazio e ogni volta riascoltati, rivissuti. Gibellina: dove erano vicoli abitati, stradine, percorsi antichi, voci quotidiane, resiste ora un silenzio, una desolazione meditativa e una lontananza di echi nascosti per sempre dentro quel cemento che contiene, o forse conserva, il materiale eterno di quel tempo vissuto, ora contemplato e infinito.
Ada Gentile, Come un soffio (2014) durata 6 min. ca.
per flauto in do, clarinetto in si bem, sax contralto, percussioni e pianoforte
Il tema della memoria è l’elemento che caratterizza le mie ultime opere, il passato ci dà la consapevolezza di ciò che si è, di ciò che si fa; il rapporto che ci lega al tempo trascorso ci fa comprendere come sia importante la rilettura dei testi a noi cari dandoci così la possibilità di reinventare le varie pieghe dell’ascolto memorizzato. Questo brano si ispira, come altre opere recenti, ad una scrittura lucida e rarefatta. È un lavoro che privilegia il fascino del suono puro.
Fabrizio De Rossi Re, Grande Nero (2014) durata 8 min. ca.
per flauto in do, ottavino, clarinetto basso, sax contralto, percussioni e pianoforte
Il brano, ispirato ad una famosa scultura di Burri esposta alla Rocca Paolina di Perugia, è un ampliamento della mia “Stanza dei paesaggi artificiali” per flauto, sax e percussioni del 1998. Il grande titem nero di Burri mi ha suggerito una serie di materiali sonori inusuali e tecniche insolite. Si tratta di un percorso nero, misterioso e imprevedibile, dove gli strumenti e le voci si mescolano in un ipnotico rito antico inventato. È il ritratto immaginario di una festa propiziatoria delle tribù Masai (Tanzania) dove il colore nero è associato alle nuvole che portano la pioggia e diventano per questo, in quelle terre arse dal sole, un simbolo di vita e prosperità.
Alessandro Sbordoni, Mirum (2014) durata 6, 30 min.
per flauto in do, clarinetto basso, sax tenore, percussioni e pianoforte
Tornando in qualche modo all’antico, di questa composizione non esiste una partitura, ma solo le parti staccate. Gli esecutori sono coinvolti nel gioco interpretativo e l’autore offre un quadro ben organizzato di eventi, ma lasciando loro la libera possibilità di collocarli nel tempo, sia in senso melodico che armonico. L’intenzione “poetica” consiste infatti nell’avvicendamento tra una situazione sonora più densa ed una presenza rarefatta degli elementi melodico/armonici, dinamizzando opportunamente il loro reciproco avvicendamento. La composizione si ispira, richiamandone il titolo, a un quadro di Franco Piruca, di argomento esoterico-alchemico, volendo mostrare che nell’interpretazione è in gioco non solo la materia grezza, in questo caso, il suono, ma anche il calore del pensiero che, amandola, la ordina e la scandisce nel tempo.
Fabrizio Volpi, Grande Rosso (2016) durata 7 min.
per flauto in do, clarinetto, sax, percussioni e pianoforte
Il brano è ispirato all’opera “Grande Rosso” di Alberto Burri del 1964, custodita nella Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, dove il materiale plastico usato dall’artista reagisce al fuoco della fiamma ossidrica piegandosi come fosse materia viva.
Inizialmente eventi sonori statici (riflessione ed ispirazione) si alternano ad eventi ritmici (azione sulla materia plastica) e quando questi ultimi prevalgono il meccanismo di creazione dell’opera è finalmente attivato facendosi sempre più incalzante e culminando in un climax fragoroso : il cratere oscuro e profondo è stato scavato dalla fiamma ed ora rimane solo un ricordo dell’azione sulla materia, la materia trasfigura in concetto. Può il suono quindi ripercorrere le tappe psico-fisiche della creazione di un’opera figurativa? E’ possibile dare forma sonora al percorso immaginifico/creativo provando a ripercorrere le ipotetiche tappe della messa in opera del quadro?
Possono i meccanismi ritmici e la mescolanza o purezza dei timbri rappresentare o approfondire il percorso artistico dell’opera? Queste sono le difficili domande a cui cerca di dare risposta il brano ispirato dal capolavoro del Burri.
Nicola Sani, Verso un altro occidente II (2001-2014) durata 5,45 min.
per flauto in do, clarinetto in si bem, sax contralto, percussioni e pianoforte
Elaborazione continua del timbro, tensioni estreme, dilatazioni delle dinamiche spazio-temporali, esplorazione del suono e delle sue periferie sono le linee guida attorno a cui si muove la ricerca sonora che costituisce il contesto di questa composizione. Attraverso l’esperienza personale della ricerca elettroacustica del suono, l’analisi e la sperimentazione con gli interpreti, lo strumento acustico assume un’inedita fisionomia. In particolare è lo spazio a divenire un nuovo polo di attrazione e parametro di elaborazione, uno spazio sonoro dove liberamente sconfinare e dove le strutture timbriche si fondono, mentre il suono elabora se stesso nella confluenza dei singoli strumenti in strutture accordali e nella sintesi incrociata delle loro interferenze dinamiche. Una concezione della composizione che diviene in se stessa “intermediale”, anche senza l’uso di immagini o codici visivi, ma che ad essi rimanda, nel senso della correlazione pittorica tra tutti gli elementi in gioco e dei rapporti – liberi e indipendenti – fra le parti di un unico insieme.
Mauro Porro, Big Iron (2014) durata 7 min ca.
per flauto in do, clarinetto basso, sax contralto, percussioni e pianoforte
Il “Grande Ferro” di Alberto Burri rappresenta il punto di partenza della mia composizione, dichiarato già nel titolo come un omaggio al Maestro. Il rettangolo al centro dell’opera mi ha dato la sensazione di uno specchio nel quale ognuno può vedere riflessa l’immagine che desidera senza dover subire la crudeltà di un vero specchio. Così ho affidato i miei suoni a quello specchio che me li ha restituiti così come li avrei voluti ascoltare
Ente Musicale Società Aquilana dei Concerti "BONAVENTURA BARATTELLI"
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