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Organettista di straordinario talento, Alessandro D’Alessandro ha portato uno strumento tipico della tradizione popolare a dialogare con altri stili, ritmi ed armonie, ampliandone notevolmente le capacità espressive. Nel suo primo album da solista, Canzoni per organetto ‘preparato’ & elettronica, si è misurarsi, in solo¸ con classici della canzone nazionale e internazionale, spaziando da Fabrizio De André a Bob Marley, in trasposizioni di grande fascino e impatto emotivo che gli sono valse il Premio Loano come Miglior disco dell’anno.  Nelle sue escursioni per disparati mondi sonori si muove con uno strumento che ha ribattezzato “organetto preparato” e che, nelle sue mani, assume il respiro di un’orchestra grazie anche al sapiente uso dell’elettronica e all’utilizzo dell’effettistica e dei loops, con sovrapposizioni armoniche e ritmiche dettate anche dalla percussione dello strumento. L’assetto elettronico, costruito con processi digitali multiformi, gli consente in effetti un’estrema versatilità, mettendolo in condizione di praticare qualsiasi musica.

Formatosi alla scuola della tradizione orale ma combinata con le sollecitazioni dell’avanguardia internazionale, Paolo Angeli, partendo dalla chitarra sarda, ha ideato una vera e propria chitarra- orchestra con 18 corde: un ibrido, in realtà, tra chitarra baritono, violoncello e batteria, con tanto di martelletti, pedaliere ed eliche a passo variabile. Con questo strumento rielabora e compone una musica che, rifuggendo ogni classificazione, gli ha guadagnato applausi e riconoscimenti in tutto il mondo. Rade, il suo ultimo album, il dodicesimo della sua carriera, è la sintesi più alta dei venticinque anni di convivenza con la sua chitarra orchestra che, spinta al limite delle potenzialità timbriche espressive, accompagna la voce, nasale e dal sapore sardo-iberico, che si affida alle quartine dei poeti galluresi e logudoresi del Settecento e dell’Ottocento. Il mediterraneo è il magma che unisce isole musicali sospese tra popolare e contemporaneo, pulsazioni balcaniche e arcate mediorientali, adagi deserti nord africani e citazioni di Rebetiko, memorie delle avanguardie storiche e reminiscenze flamenche.

A L’Aquila i due musicisti, oltre a proporre un saggio del loro personale percorso di ricerca musicale, proveranno per la prima volta a mettere in dialogo i loro strumenti ‘preparati’.

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