LO SWING, QUESTO (S)CONOSCIUTO
Definizione di swing. Non si sa, non la si è mai saputa.
Come del jazz, del resto: Louis Armstrong diceva che se te lo devo spiegare, cos’è il jazz, non lo capirai mai. Si può tentare, forse, di dire cosa NON E’ il jazz. Di certo NON E’ ciò che dice Baricco… e cioè che quando non sai cos’è, allora è jazz. Non ci siamo, perché il jazz NON E’ una pattumiera.
Quando il jazz era jazz… si capiva benissimo se una cosa era “jazz” o no, e senza alcun bisogno di spiegarlo a parole: lo era la musica di Armstrong e di Coleman Hawkins, quella di Count Basie e quella di Duke Ellington. Lo era gli assoli di Lester Young e di Roy Eldridge, e poi quelli di Charlie Parker e Dizzy Gillespie. E lo saranno anche, successivamente, la musica di Thelonious Monk e quella di John Coltrane. E poi si potrà chiamare jazz anche la rabbia sonora di Archie Shepp e la calma olimpica del Modern Jazz Quartet, e anche il furore febbrile di Charles Mingus e la tensione classicissima di Bill Evans.
Quando il jazz era jazz… voleva dire che il jazz era la colonna sonora della nostra vita. Era capito e fruito da tutti, era nelle sigle dei quiz televisivi e nelle scene clou dei film di Hollywood, sonorizzava i nostri acquisti nei grandi magazzini di tutto il mondo e potevamo sentirlo anche nei passaggi strumentali delle canzoni di successo.
Come faceva il jazz a essere così “pop”?
Semplice, aveva una danzabilità. Tutte quelle musiche così diverse, così varie, fatte da uomini e donne di carattere opposto fra loro, in tempi così diversi tanto da coprire un secolo di storia della musica, avevano un comune denominatore: si potevano ballare tutte. E se un brano era talmente veloce da non potersi ballare con i piedi, lo si poteva ballare DENTRO. Ogni frase, ogni accento, ogni momento era pura danza. La musica jazz era RILASSATA ed EFFICACE al tempo stesso. Ecco, forse ci siamo…
Relax, che non esclude l’efficacia: nessuna musica è stata mai così, né prima né dopo il periodo aureo del jazz. Dopo, soprattutto. La musica, o ha avuto troppo “tiro”, oppure è stata tanto moscia.
Credo di poter dire che lo swing è questo: relax efficace. Elasticità solida. Morbidezza cazzuta. Avere swing – nella musica, nel lavoro, nella vita – probabilmente è proprio questo. Come nella danza, ci si avvicina e ci si allontana, e a volte ci si lascia ma si continua a danzare insieme, così si potrebbe vivere con gli altri, sia che si suoni insieme, sia che ci si ami, sia che ci si incontri per caso. Come nel jazz, ci si ascolta e ci si sostiene a vicenda – e a turno.
In questo senso vanno viste le istanze del nuovo movimento swing italiano e internazionale, fatto di musicisti ma soprattutto di ballerini, di persone che lavorano e che vivono: ci si chiede se non ci sia un bel modo di vivere insieme, di sognare insieme, di affrontare insieme i casi della vita, in maniera efficace ma anche rilassata, morbida, sorridente. Allora ci si riferisce idealmente a una “Arcadia” (s)conosciuta attraverso i racconti, le suggestioni, i dischi e – perché no – i vestiti tramandati da nonni e genitori, e che pare proprio a misura d’uomo e di donna. Pare, perché poi avevamo la guerra in casa, ma questa è un’altra storia. Quella, non la vogliamo, né in casa né fuori. Ci bastano le musiche, il ballo, i vestiti, il relax, i sorrisi.
Lo swing.
Giorgio Cuscito
Ente Musicale Società Aquilana dei Concerti "BONAVENTURA BARATTELLI"
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