Una storia vera, quella di un artista che ha cambiato le sorti della musica mondiale, un ponte di connessione tra la musica accademica ed il jazz. È il musicista forse più rappresentativo del Novecento, l’artista che ha saputo offrire una sintesi unica ed irripetibile fra le musiche di estrazione popolare e quelle di tradizione più nobile, fondendole in una miscela di immenso fascino. Un ritratto del genere non può che fare riferimento al nome di George Gershwin, il sublime compositore celebre anche per i suoi complessi di inferiorità. Lui che utilizzava musiche plebee come il jazz o la canzone, percepite come un incolmabile gap con la tradizione europea, in una sorta di continua rincorsa all’accettazione della sua arte da parte dei “veri” compositori. Adorando Maurice Ravel con tutta l’anima, si narra che un giorno andò dal Maestro per chiedere lezioni ma si sentì rispondere: “Perché vuol diventare un mediocre Ravel, quando è già un ottimo Gershwin?”.